Auto, 100mila posti a rischio. In arrivo un bonus di mille euro

05.02.2009 13:20

di Roberto Farneti

su Liberazione del 05/02/2009

La crisi economica c'è, colpisce anche l'Italia ed è molto più grave del previsto. Al punto che senza interventi di sostegno al settore auto, in grado di arginare un calo della produzione nazionale del 20% nell'anno, lo scenario che si prefigura è quello di un Pil in contrazione dello 0,4% nel 2009 e di centomila posti di lavoro persi, un quarto dei quali solo nella regione Piemonte. A dirlo non sono quei "catastrofisti" della sinistra ma i risultati della simulazione Svimez-Irpet condotta su modelli econometrici multi-regionali, che ha misurato gli effetti delle difficoltà del comparto sia diretti, cioè relativi alla filiera "automotive", sia indiretti, cioè quelli che incidono direttamente sul potere d'acquisto delle famiglie.
Il settore auto non è l'unico in difficoltà, come dimostra lo sciopero di ieri alla Indesit di None, nel torinese, contro la decisione dell'azienda di chiudere lo stabilimento lasciando a casa 600 lavoratori. Gli operai hanno bloccato la statale che porta a Pinerolo. La Regione Piemonte ha convocato un incontro con sindacati e azienda il 10 febbraio a cui parteciperanno anche i sindaci dei paesi limitrofi a None.
Ieri l'Inps ha reso noto che a gennaio le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate hanno segnato un netto balzo, del 334,33% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente raggiungendo quota 17,4 milioni. L'aggravarsi della crisi nel nostro paese coinvolgerà massicciamente non solo gli operai, ma anche i colletti bianchi. Secondo dati dell'Osservatorio del dipartimento settori produttivi della Cgil, nel 2008 la cassa integrazione ha riguardato 381.826 operai e 61.553 impiegati. Numero, quest'ultimo, già significativo ma destinato a crescere.
In verità l'allarme recessione i sindacati lo avevano lanciato da tempo, anche perché era piuttosto chiaro quello che stava accadendo in tutto il mondo. Basti ricordare il piano da 14 miliardi di dollari varato nel dicembre scorso dalla Casa Bianca per il salvataggio dell'industria dell'auto americana. Che la situazione sia grave lo conferma il sondaggio effettuato dalla società ADP secondo cui a gennaio l'occupazione nel settore privato negli Usa avrebbe registrato una contrazione pari a circa 522mila posti di lavoro. Ieri Panasonic, colosso giapponese dell'elettronica, ha annunciato il taglio di 15 mila posti di lavoro a livello complessivo e la chiusura di 27 impianti.
A due mesi di distanza dallo sciopero generale della Cgil, il governo scopre adesso di avere sottovalutato l'impatto della crisi e prova a correre ai ripari, annunciando incentivi per l'acquisto di auto, mobili ed elettrodomestici. In particolare, la bozza del decreto di aiuti all'industria automobilistica prevederebbe un bonus da mille euro e niente bollo per tre anni a favore di chi rottama macchine immatricolate entro il 1999 per passare a un veicolo Euro 4 o Euro 5. Per le vetture "ecologiche" (a metano, gpl, elettriche o a idrogeno) l'incentivo salirebbe a 2mila euro dagli attuali 1.500. Tra le misure previste, ci sarebbe anche una detrazione Irpef del 20% sull'acquisto di mobili ed elettrodomestici "bianchi": frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici eccetera. Lo sconto avrebbe un tetto di 10mila euro e sarebbe valido per gli acquisti fatti entro i primi 9 mesi del 2009.
Susanna Camusso, segretaria confederale Cgil, scuote la testa: «Le misure allo studio del governo mi sembrano parziali e insufficienti, anche perché - osserva Camusso - intervengono solo sul tema della domanda a livello congiunturale. Avevamo invece chiesto - ricorda la numero due della Cgil - che questi provvedimenti fossero connessi a politiche per l'occupazione, vincolando le imprese a non licenziare e a investire sulla ricerca. Mi pare non ci sia nulla di tutto questo».
Intanto Silvio Berlusconi continua a parlare in televisione di interventi per 80 miliardi. Ci pensa però Il Sole 24 Ore , quotidiano della Confindustria, a fare chiarezza sulle risorse effettivamente stanziate, al di là della propaganda del premier: «Gli 80 miliardi annunciati - si legge in uno dei due sommari dell'articolo a firma di Marco Rogari - sono per ora un obiettivo: gli unici soldi certi sono i 5 miliardi del decreto anticrisi, i 5,9 per le opere e 1,2 per gli ammortizzatori sociali». Tutta da giocare anche la partita sui 40 miliardi di fondi europei a sostegno del Quadro strategico nazionale 2007-2013. «Questi fondi, indirizzati a singoli assi e priorità - spiega Il Sole 24 Ore - sono contenuti in programmi operativi regionali e nazionali già approvati da Bruxelles. E rinegoziarne i contenuti con la Ue potrebbe richiedere tempi più lunghi di quelli richiesti da interventi di urgenza».

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