Artisti tunisini con Gaza negli occhi

18.01.2009 13:50

Artisti tunisini con Gaza negli occhi

di ***

su Il Manifesto del 18/01/2009

«Gaza nei nostri occhi finché i bambini muoiono con gli occhi aperti ...». Questo è l'incipit dell'appello lanciato da El Hamra, teatro tunisino, trasmesso da noi, artisti tunisini, laici indipendenti e inviato a tutti gli amici non tunisini, in particolare europei, amici che credevamo fino adesso condividessero con noi gli stessi valori umanistici... Uno di questi amici, uomo di teatro avveduto e dialetticamente un vero brechtiano, ha pensato bene di inviarci via sms il seguente messaggio: «Davanti ai nostri occhi una banda di fanatici raccoglie i frutti amari delle loro irresponsabili provocazioni e fanno pagare al loro popolo preso in ostaggio le loro follie assassine».
Testo laconico, tagliente, definitivo come un breve comunicato d'agenzia di stampa ufficiale. Una risposta simmetrica che riprende quasi parola per parola un verdetto così breve, rapido e cieco, che recita più o meno così: «Davanti ai nostri occhi, uno stato razzista e bellicoso semina dal 1948 il frutto della sua dominazione irresponsabile e fa pagare a un popolo e a tutta una regione presa in ostaggio la sua follia assassina».
Ogni parola pesa perché ogni parola uccide anche. E se questo amico, artista avveduto e vero umanista, fosse caduto nella rete della cattiva informazione? E se il principio dei due pesi e due misure avesse il sopravvento sulla più elementare logica, sul buon senso e la saggezza? E se l'accecamento che intacca oggi gli spiriti più lucidi spazzasse via l'evidenza più accecante? E se le conseguenze fossero sempre più riconosciute come cause? E se l'aggredito dovesse ancora esser scambiato per l'aggressore, e la vittima per il carnefice? E se...?
Mandiamo giù la nostra collera, sdrammatizziamo e spostiamo il problema dal terreno emozionale ed ideologico, come fa il nostro amico artista, e collochiamolo sul suo reale terreno, quello politico. Nella più grande prigione a cielo aperto che la storia abbia mai conosciuto dai campi di Varsavia, secondo un eminente esperto dell'Onu, è ammissibile che si assedino centinaia di migliaia di esseri umani, che li si soffochi, li si riduca alla fame e alla sete isolandoli dal resto del mondo, e che li si punisca di aver fatto delle scelte politiche democratiche che l'Occidente aveva (a ragione) incoraggiato, boicottando (a torto) i risultati? Ogni volta che un gruppo, una minoranza, un partito alza la voce e protesta, lo si taccia di terrorismo fanatico? Altre volte, e sotto altri cieli, questo veniva chiamata resistenza. Spogliare, spossessare e cacciare, invadere e schiacciare poi elevare dei muri per separare i buoni dai cattivi, i veri cittadini della terra promessa dagli occupanti storici, questo è quanto ha offerto lo stato ebraico dal 1948 al popolo palestinese. E con l'appoggio passivo o attivo dei governanti del mondo intero. Israele fa ciò che vuole e impunemente da più di sessant'anni. La sorte inflitta oggi ai palestinesi di Gaza, sospettati di terrorismo islamico, è la stessa, c'è bisogno di ricordarlo?, di Ramallah sotto il regno dell'altro «terrorista» non sospettato d'islamismo, chiamato Arafat. Questa sorte inflitta ai palesteninesi è stata resa possibile da una lunga e paziente costruzione del nemico. Chi fermerà Israele davanti alla sua inesorabile avanzata verso l'annientamento del popolo palestinese? Questa nuova aggressione è un'aggressione di troppo.

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Jalila Baccar autrice e attrice
Fadhel Jaibi regista e autore
Anouar Brahem musicista e compositore
Habib Belhedi produttore
Fatma Ben Saidane attrice
Nawal Skandrani coreografo

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