
Arriva l'«inchiesta lampo» del Prc
di Francesco Piccioni
su Il Manifesto del 30/12/2008
Parla Vittorio Rieser, maestro dell'inchiesta operaia, e curatore del questionario. «Per un'azione politica immediata, partire dalla percezione delle persone»
Le batoste elettorali del 2008 hanno costretto la sinistra a interrogarsi sullo stato di salute del proprio rapporto con la società. Ovviamente, a cominciare dai lavoratori. Dopo anni in cui «la politica» è stata vissuta - anche a sinistra - quasi esclusivamente come ars combinatoria tra sigle abitanti «il palazzo» e le amministrazioni locali, tornare a guardare i problemi reali delle persone in carne e ossa può risultare persino difficile. A muoversi per prima in questa direzione è stata Rifondazione, dopo il lacerante congresso di Chianciano. Tra gli strumenti messi in campo c'è di nuovo l'inchiesta (il questionario è disponibile sul sito del partito). Anzi un'«inchiesta lampo» per individuare almeno alcune coordinate utilizzabili per l'azione politica immediata all'interno di una crisi che pare viaggiare più veloce del pensiero. Uno dei maestri dell'«inchiesta operaia» è da decenni Vittorio Rieser.
Quando è necessaria un'inchiesta significa che i rapporti tra un partito e la sua gente non sono tra i più floridi. E' così?
Un partito degno di questo nome dovrebbe fare l'inchiesta anche quando i rapporti sono meno clamorosamente fallimentari di quelli attuali. Se poi si arriva a momenti di scollamento come questo, è anche perché non si è fatta l'inchiesta prima. Comunque, bene. Meglio tardi che mai.
Sul questionario ci sono molte domande sulle aziende. E' finito il tempo in cui si fanno inchieste dove si chiede alla gente come si sente, invece che come vive e lavora?
L'elemento positivo di questa iniziativa si trova già nel titolo: inchiesta lampo. Paolo Ferrero a volte la definisce persino «inchiesta usa-e-getta», per sottolinearne l'immediatezza. Negli ultimi anni partiti e sindacati hanno fatto diverse inchieste. Il sindacato ha usato meglio lo strumento dell'inchiesta quando non lo ha teorizzato e faceva «inchieste lampo» attraverso i delegati, raccogliendo in tempo reale elementi approssimativi della situazione.
Approssimativi ma indicativi...
Non importava che avessero rigore scientifico nel senso statistico del termine. Stavolta il termine inchiesta lampo è l'idea di raccogliere alcune cose, che però servono subito. Il tema centrale è vedere i contraccolpi che la crisi ha sulla percezione; in che misura crea contraddizioni tra i lavoratori oppure sviluppa un'attività di lotta contro il padrone. Quindi non è un'inchiesta di opinione per poi fare dei ragionamenti di lungo termine sulla «coscienza di classe»; ma in che misura la crisi colpisce la tua azienda e quindi direttamente la tua condizione. E, a partire da questo, cosa pensi su alcuni punti che sono poi quelli dolenti della composizione del proletariato: precari e stabili, immigrati e nativi...
Meridionali e settentrionali...
Questa contraddizione oggi è minore dentro il Nord. Mentre la divisione tra Nord e Sud, come dimostra la cultura della Lega, è invece avvertita. Quella tra meridionali e settentrionali, negli ultimi quarant'anni, è stata abbondantemente digerita dalla composizione sociale.
C'è anche l'idea che i tempi della crisi sono veloci e quelli della politica non possono esser biblici?
E' un po' una scommessa sul funzionamento del partito, ed è tutto da vedere se sarà vinta o no. Se siamo un «partito operaio» che ha qualche rapporto con le masse, vediamo se in tempi rapidi siamo in grado di raccogliere elementi che ci aiutino nell'azione immediata. Naturalmente c'è poi un problema strategico, di politiche economiche alternative che l'inchiesta non pretende di affrontare. Ma se il partito sa rispondere a una prima cosa immediata di questo genere, poi può anche funzionare su cose di più lungo termine.
C'è un tentativo di centrare l'attenzione sull'ambiente sociale in cui si muovono i lavoratori e sulle vie di uscita ipotizzabili?
Si vuol uscire intanto da un rapporto sterile in cui l'unica cosa che faceva il partito era di ri-raccontare ai lavoratori come questi stavano male; dopo di che eri al punto di partenza. L'ambiente sociale in cui i lavoratori vivono è differenziato; hai precari e stabili, immigrati, gente più protetta dalla crisi, perché almeno ha la cassa integrazione, e altri no. Tutto questo, come si riflette? Uno cerca di difendere quel poco che ha e vede gli altri come potenziali rivali, oppure succede qualcosa di diverso? E anche se non succede, gli elementi che possono venir fuori da un'inchiesta ti danno gli spunti per farlo succedere. Un elemento di solidarietà di classe che vada al di là delle differenze immediate.
Anche il Pd ha scoperto di avere un problema di rapporto con la società. Potrebbe esserci un elemento di concorrenza?
Se il Pd cerca di riprendere rapporti con la sua base sociale - che è poi in larga parte simile alla nostra, per come l'abbiamo ereditata dal Pci - va benissimo. Non è che pretendiamo il monopolio. Periodicamente si accorgono di aver perso il rapporto con il mondo del lavoro. Quando si chiamavano Ds decisero di fare un «grande inchiesta sul lavoro», e io ci ho lavorato, anche con incarichi di responsabilità. Ne è uscito un libro anche interessante, ma non mi risulta che abbia minimamente influito sulle scelte dei Ds. E tanto meno su quelle del Pd.
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