
Armi illegali, Israele sotto accusa
di Michele Giorgio
su Il Manifesto del 22/01/2009
L'Aiea annuncia un'indagine sull'uranio impoverito usato durante l'offensiva a Gaza. Il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon chiede chiarezza sul fosforo bianco. E l'esercito israeliano apre un'«inchiesta interna»
Barack Obama ieri ha passato più tempo al telefono con il Medio Oriente che a sistemare le sue cose nell'ufficio ovale. Ai suoi interlocutori - i leader di Anp, Egitto, Giordania e Israele - non ha illustrato novità nella politica estera della nuova Amministrazione e, come ampiamente previsto, si è allineato sulle posizioni di Tel Aviv. Ha espresso la sua determinazione «a lavorare per aiutare a consolidare il cessate il fuoco» a Gaza, ha previsto che un contributo al cessate il fuoco verrà dalla «attuazione di efficaci meccanismi che impediscano ad Hamas di riarmarsi» e anche da un «impegno, insieme all'Anp di Abu Mazen a intraprendere un massiccio sforzo di ricostruzione a beneficio del palestinesi a Gaza». Il premier israeliano Ehud Olmert, compiaciuto, ha detto al presidente americano che la chiave della pace sta nella lotta al terrorismo e nel «fermare il contrabbando di armi» a favore di Hamas. Tutto così semplice. Occupazione militare, colonizzazione, muro di separazione, continue confische di terre palestinesi, sono questioni marginali.
A Gaza ben pochi hanno potuto seguire in tv queste prime «brillanti» dichiarazioni di Obama sul Medioriente. Manca l'elettricità in molte zone, 80mila persone non hanno più un tetto e altre centinaia di migliaia hanno un accesso limitato all'acqua potabile e devono far ricorso agli aiuti alimentari per sopravvivere. È una tragedia umanitaria immensa quella provocata da tre settimane di bombardamenti israeliani continui - ma che ieri sera il leader di Hamas in esilio, Khaled Mashaal, in diretta televisiva si ostinava incredibilmente a definire una «grande vittoria del popolo palestinese nella sua terra» - mentre la ricostruzione, in cui ora spera popolazione, è un'arma nella mani di Israele, Ue e Stati uniti, ma anche di Egitto e Arabia saudita, per imporre condizioni, come il ritorno a Gaza dell'Anp di Abu Mazen attraverso la formazione di un governo di unità nazionale, al momento senza alcuna base politica, e il non coinvolgimento dei Hamas nei progetti futuri, nonostante il movimento islamico continui a godere del sostegno della gente di Gaza (e non solo). Il «ministro degli esteri» dell'Unione europea Javier Solana, prima della riunione di «coordinamento» a Bruxelles tra i rappresentanti europei e il ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni, ha riconfermato che l'Ue è «impegnata a sostenere politicamente ed economicamente» i palestinesi, ma la situazione - ha avvertito - non tornerà stabile fino a quando non sarà trovata una soluzione su un punto fondamentale: la riconciliazione inter-palestinese (il governo di unità nazionale). Su questo è intervenuto di nuovo il ministro degli esteri Franco Frattini, ieri in Egitto, per chiarire che la missione europea Eubam, ora in stand-by, di monitoraggio del valico di frontiera di Rafah, non potrà essere rilanciata se i confini di Gaza non torneranno a essere controllati dall'Anp del presidente palestinese Abu Mazen e rimarranno nelle mani di Hamas. La gente di Gaza nel frattempo cerca di trovare soluzioni all'accerchiamento per sopravvivere. È ripreso il traffico sotterraneo dall'Egitto. Un video dell'agenzia Ap mostrava ieri dei contrabbandieri intenti a far passare carburante attraverso un tunnel tra la Rafah palestinese e la Rafah egiziana e degli operai impegnati a ripulire da macerie e detriti i tunnel rimasti bloccati dopo i bombardamenti di Israele. Una conferma che se i valichi resteranno chiusi i traffici sotterranei andranno avanti.
La guerra di Gaza forse continuerà nelle aule di qualche tribunale. L'establishment politico-militare israeliano rischia di finire sotto accusa per crimini di guerra. Ieri, ad esempio, un gruppo di legali europei, a nome di cittadini belgi e francesi con origini palestinesi, che hanno perso parenti e amici nei bombardamenti a Gaza, ha presentato una petizione a una corte belga per arrestare Tzipi Livni al suo arrivo ieri sera a Bruxelles. La legge belga non prevede l'arresto di un alto funzionario straniero ma la richiesta è stata ugualmente stata presentata in Belgio sulla base della competenza extraterritoriale che quel paese si attribuisce in materia di crimini di guerra. La cosa potrebbe imbarazzare Israele ed essere la prima di una lunga serie di iniziative legali. Inoltre l'Aiea, l'agenzia dell'Onu per l'energia nucleare, esaminerà una denuncia presentata da ambasciatori arabi a Vienna secondo cui Israele avrebbe impiegato proiettili contenenti uranio impoverito durante l'offensiva contro Gaza (Tel Aviv nega) e resta aperta anche la questione dell'uso di munizioni al fosforo bianco, «inconfutabile» secondo Amnesty international. Tanto che ieri, secondo il quotidiano Haaretz, l'esercito si è trovato costretto ad aprire un'indagine interna sull'uso del fosforo bianco. Il Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, due giorni fa, aveva detto che chiederà l'apertura di una inchiesta su questo tipo di armi, vietate in aree densamente popolate.
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