Alitalia, vicina l'intesa con Air France E Berlusconi disse: «Resterà italiana»

02.01.2009 13:40

 

 

I francesi dovrebbero entrare con una quota vicina al 25%, ma nei fatti saranno loro a gestire l'operativo. A vantaggio di Parigi

 

Roberto Farneti


Sarà Air France-Klm, con tutta probabilità, il partner internazionale della nuova Alitalia. L'accordo formalmente ancora non c'è ma «le trattative sono in uno stato che possiamo definire avanzato»: a confermarlo è Ninni Carbonelli D'Angelo, imprenditore alla guida della holding familiare che controlla la catena di negozi Kisenè, divenuto di recente socio di Cai con un investimento di 35 milioni di euro. L'alleanza potrebbe essere pronta già per il 13 gennaio, il giorno del decollo ufficiale.
Secondo fonti della trattativa, il colosso franco-olandese dovrebbe entrare in Alitalia con una quota vicina al 25%, a fronte del versamento di 310 milioni di euro. Dal punto di vista squisitamente azionario si tratta perciò di una partecipazione di minoranza, coerentemente con gli impegni assunti con il governo. E tuttavia è facile ipotizzare che il timone operativo sarà da subito nelle mani dei francesi.
Il motivo è semplice: da un lato Cai non ha le competenze e le capacità per gestire una compagnia aerea (sia Rocco Sabelli, amministratore delegato, che lo stesso presidente Roberto Colaninno sono alla loro prima esperienza imprenditoriale in questo settore); dall'altro, l'"Alitalietta" disegnata da Cai è solo una piccola compagnia, più forte rispetto alla precedente sul mercato interno, grazie alla fusione con Air One, ma inadatta per competere sulle rotte intercontinentali, che poi sono quelle più remunerative. Proprio per questa ragione l'arrivo di un partner straniero, dotato di una flotta adeguata e di slots in tutto il mondo, veniva considerato indispensabile. Il problema è che Air France-Klm per i voli di lungo raggio utilizza l'hub di Parigi. E l'Alitalia non potrà non tenerne conto nel disegnare la propria offerta. Resta poi da capire come verrà sciolto il dualismo tra Roma e Milano: la prima proposta presentata da Jean-Cyrill Spinetta prevedeva infatti un ridimensionamento dell'aeroporto di Malpensa a favore di quello di Fiumicino.
In ogni caso, viene da pensare che se l'Alitalia doveva finire nelle mani dei francesi, allora tanto valeva cederla nel marzo scorso: 7mila e più lavoratori sarebbero stati lo stesso licenziati, il nostro paese avrebbe comunque perso la propria compagnia di bandiera - ridotta a vettore regionale al servizio di Parigi - ma almeno i contribuenti italiani non si sarebbero dovuti accollare due miliardi di euro di debiti.
Tornano alla mente le parole pronunciate in campagna elettorale dal presidente del Consiglio "in pectore" Silvio Berlusconi, quando bocciò la proposta di Spinetta definendola «offensiva». Il Cavaliere sventolò la bandiera dell'italianità, la trattativa con Air France saltò (anche per il mancato accordo con i sindacati) e lui venne premiato dalle urne. Il risultato è che, uscita dalla porta, ora la compagna transalpina rientra dalla finestra. In attesa di assumere anche il controllo azionario, oltre che operativo, dal momento che il limite dei 5 anni per la cessione delle azioni, fissato nello statuto di Cai, può essere facilmente aggirato con un aumento di capitale sottoscritto solo dai francesi.
Se per Alitalia l'accordo con Air France-Klm sembra vicino, quello con i lavoratori è ancora lontano. Il 31 dicembre rappresentanti del sindacato SdL e dipendenti Alitalia hanno manifestato nel centro di Roma per denunciare il «trattamento subito da parte di Cai da lavoratrici madri, discriminate nei criteri e nelle condizioni poste per la riassunzione, tanto che molte preferiscono la cassa integrazione al reimpiego».
Ufficialmente la proposta di assunzione viene fatta anche a loro, «peccato però - spiega Paolo Maras di SdL - che per firmare la lettera devono dichiarare di rinunciare a una facoltà di legge, quella che prevede l'esenzione dal lavoro notturno». Ci sono inoltre persone che, pur non avendo i requisiti, sono state assunte a scapito di altri. Clamoroso il caso di Andrea Cavola, dirigente di SdL, il quale, pur avendo tutti i titoli per essere riassunto nella nuova Alitalia, è stato collocato in cassa integrazione per 7 anni, durante i quali, sottolinea Maras, «non maturerà nemmeno il diritto alla pensione».


Liberazione 02/01/2009

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