30mila in fuga dall'apocalisse

14.01.2009 13:34

APOCALISSE GAZA

di Michele Giorgio

su Il Manifesto del 14/01/2009

A Gaza gli sfollati sono decine di migliaia: intrappolati tra la linea di fuoco e le retrovie israeliane, barricati in casa senza cibo, in strada senza un riparo. Ma secondo il ministro Livni l'offensiva contro la Striscia che è costata la vita finora a 971 persone «è nell'interesse del popolo palestinese». E l'Egitto non riesce più a mediare: la sua «tregua» non piace ad Hamas né alla sinistra

L'offensiva «Piombo fuso» a Gaza è anche nell'interesse del popolo palestinese, spiegava ieri il ministro degli esteri dello Stato ebraico Tzipi Livni, intervenuta ad una conferenza a Tel Aviv. «Grazie signora Livni, ma di tanta generosità non avevamo proprio bisogno. Sono stati uccisi quasi mille palestinesi, altri 4mila sono rimasti feriti, questo non è proprio nel nostro interesse», ha commentato con amarezza Safwat Kahlut, un giornalista palestinese molto noto ma che in questi giorni soprattutto un abitante di Gaza. E tra coloro che hanno a cuore la soluzione della questione palestinese c'è anche l'ex ministro israeliano Avigdor Lieberman che propone una «terapia» per Gaza volta a metter fine, per sempre, ad ogni dolore e tensione. Bisogna fare «come gli Stati Uniti fecero in Giappone» ha spiegato Lieberman alludendo all'uso della bomba atomica contro Hiroshima e Nagasaki.
Per le strade della Striscia vagano migliaia di sfollati palestinesi. Fra questi molti hanno perduto per sempre le loro case, ridotte in macerie dai bombardamenti israeliani. Ieri la Croce rossa ha riferito che non meno di 28 mila civili palestinesi di Gaza vengono ospitati in centri e strutture delle agenzie internazionali. Ma fonti locali riferiscono di altre migliaia che vivono in condizioni di estrema precarietà, senza assistenza, talvolta senza acqua, in località isolate, in edifici semidistrutti o a casa di amici e parenti. La Croce rossa ha aggiunto che lunedì scorso centinaia di famiglie sono scappate dalle loro case di Jabaliya, Beit Lahiya, Zaitun nel nord di Gaza e da Rafah nel sud e la televisione qatariota al Jazeera ha mostrato ieri i bulldozer israeliani intenti a distruggere abitazioni a Shujjaya, un quartiere orientale di Gaza city.
C'è anche il dramma di migliaia di palestinesi intrappolati in aree situate tra la linea di fuoco e le retrovie israeliane. La giornalista di Ha'aretz Amira Hass ha riferito della condizione di 120 persone chiuse nelle loro case, senza cibo, a Siafa, un sobborgo di Beit Lahiya, e di molte altre famiglie nella stessa situazione a Jabaliya e in altre località del nord. Non mancano i casi di malati cronici che non possono lasciare le loro abitazioni perché i soldati sparano su tutto ciò che si muove in quelle zone. In tutta la Striscia di Gaza la gente implora protezione, ma le organizzazioni umanitarie sono in crisi perché non c'è nessun posto sicuro e nessun posto dove i civili possano trovare riparo, ha denunciato con grande forza da Ginevra John Ging, direttore delle operazioni dell'agenzia dell'Unrwa (Onu) per i rifugiati palestinesi.
Sempre Jazeera ha riferito che ieri, per la prima volta dall'inizio di «Piombo fuso» i combattenti palestinesi hanno opposto una resistenza efficace alle truppe israeliane che da Tel Hawa tentavano di infiltrarsi all'interno di Gaza city. Resistenza che l'artiglieria israeliana ha tentato di spegnere sparando molte decine di colpi. Almeno 30 palestinesi armati sono rimasti uccisi secondo fonti militari ma gli ospedali di Gaza riferiscono anche di tre civili morti.
In ogni caso è una strage senza fine, i morti sono 971 e i feriti hanno superato da tempo quota 4mila. «La situazione umanitaria peggiora di giorno in giorno», ha spiegato ieri Mauro Dalla Torre, medico italiano della Croce Rossa che si trova a Gaza dallo scorso 4 gennaio. «Nelle ultime 24 ore all'ospedale Shifa abbiamo contato 140 feriti, 38 morti e decine di ustionati, ma tenere un bilancio è molto difficile. Il più delle volte dobbiamo assistere o curare persone colpite da missili che arrivano in ospedale letteralmente macellate». «La situazione è disperata - ha aggiunto il medico -: impossibile rispondere a tutte le richieste di soccorso. I letti in terapia intensiva sono tutti occupati e cerchiamo di trasportare i pazienti in Egitto». Un tragitto rischioso dato che anche le ambulanze della Croce Rossa sono finite nel mirino dell'esercito israeliano, e due volontari sono rimasti uccisi.
L'operazione israeliana andrà avanti ancora per diversi giorni, di pari passo ai negoziati condotti dall'Egitto per arrivare al cessate il fuoco, ha detto il ministro della difesa Ehud Barak smentendo così le voci di una tregua imminente. Israele non si ferma e Hamas da parte sua fa di tutto per dimostrare di non essere stato sconfitto. Ha lanciato una dozzina di razzi contro Israele anche ieri, uno dei quali è caduto nei pressi di una scuola ad Ashqelon. E al Cairo è atteso l'emissario del governo israeliano, Amos Gilad, per conoscere gli esiti dei colloqui tra il capo dei servizi segreti egiziani, Omar Suleiman, e i rappresentanti di Hamas.
Il movimento islamico ieri sera non aveva ancora dato una risposta definitiva alle proposte egiziane che non solo Hamas ma anche la sinistra palestinese critica, perché terrebbero conto solo delle condizioni poste da Israele. Hamas chiede l'immediato ritiro dei soldati israeliani, la fine dell'embargo contro Gaza e non intende accettare la presenza di osservatori militari internazionali a Gaza e rinunciare alla «resistenza». «Sino a quando ci sarà l'occupazione israeliana, i palestinesi avranno il diritto di resistere anche con le armi», ha detto da Beirut Osama Hamdan, uno dei leader.

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