
A sinistra gioco a due Verso liste separate
di Matteo Bartocci
su Il Manifesto del 05/02/2009
Obiettivo superare il 4 per cento, ma tutti divisi. Rifondazione sempre più tentata dalla lista anticapitalista e dei comunisti come in Francia, una falcemartello da Diliberto a Cannavò. Europee, la soglia fa paura ma non basta al cartello unitario Verdi, Sd e Vendola sul «triciclo». Prc: lista anticapitalista Ancora in alto mare il cartello della sinistra. Fava (Sd) e Vendola (Mps) più che decisi. Ma pesa l'incognita dei Verdi e dei Socialisti
Sinistra, la paura non fa novanta ma due. Lo sbarramento al 4 per cento per Strasburgo approvato martedì alla camera semplificherà, forse, il quadro a sinistra del partito democratico. Nonostante gli appelli al cartello unitario non siano ancora spenti, la discussione tra e dentro i vari partiti porta ormai quasi inesorabilmente alla presentazione di due liste di sinistra: una «laica, progressista e ambientalista» (epicentro Sd e il movimento « vendoliano»), l'altra anticapitalista e comunista (Prc più Pdci e, forse, le vecchie scissioni di Ferrando e Cannavò). Ma scivolare su questo doppio piano inclinato non vuol dire che i giochi siano fatti. Anzi.
Le discussioni sui simboli da presentare sulla scheda già turbano il sonno dei gruppi dirigenti (che fine faranno la falce e martello e il Sole che ride?). Mentre è la natura stessa delle liste a essere subito un oggetto di confronto: saranno due semplici cartelli elettorali nati per superare la soglia, oppure i nuclei di progetti politici di più di lungo periodo, di due sinistre, una post-comunista e l'altra anticapitalista?
Il dibattito, come si dice in questi casi, è appena cominciato. Paolo Ferrero martedì ha tuonato contro la scissione dei vendoliani descrivendola come «eterodiretta» da Veltroni. Un'operazione che oggi Giovanni Russo Spena, dirigente del Prc assai vicino al segretario, definisce una «lista ancella del Pd creata contro Rifondazione». L'ipotesi di una lista unitaria, riproposta ieri da Franco Giordano, è dunque destinata a cadere nel vuoto. «Già da lunedì faremo consultazioni esterne e interne al partito - spiega Russo Spena - io penso che Rifondazione debba guidare una lista di sinistra vera, alternativa e autonoma dal Pd». L'obiettivo? «Una lista della sinistra anticapitalista come si sta facendo in Francia, apertissima a movimenti, associazioni e anche a partiti, un'ipotesi non lontana da quella fatta da Rossanda sul manifesto».
Parole che mandano in brodo di giuggiole le due anime «comuniste» interne al Prc coordinate da Fosco Giannini e Claudio Grassi. «Ormai sono quasi certo che la lista unitaria dei comunisti si farà - spiega Giannini dell'Ernesto - lo sbarramento è un dato oggettivo, razionale, che nessuno può eludere». Ecco allora una falce e martello che accolga tutti, «compagni come Ferrando e Cannavò ma anche intellettuali senza partito, quadri operai, etc.» E ovviamente il Pdci di Oliviero Diliberto. Un'ipotesi al quale dentro il Prc si lavora da tempo e su cui si potrebbero anche riunificare l'area dell'Ernesto e quella di Grassi decisive per Ferrero. «Spero che le distanze tra noi, in nome di un progetto più ampio, possano accorciarsi», sussurra Giannini.
Anche Salvatore Cannavò, dirigente di Sinistra critica fuoriuscito dal Prc, è pronto a discutere con il suo «vecchio» partito. Ma a tre condizioni: 1) essere alternativi al Pd anche a livello locale. Cioè fuori dalle giunte: «Va bene fare il manifesto contro Veltroni - dice Cannavò - ma se poi ti accordi con Bassolino non va bene»; 2) rinnovamento e discontinuità nel gruppo dirigente; 3) seguire lo «spirito di Genova», cioè non fare una costituente comunista ma un progetto che guardi al futuro. «Se c'è la possibilità di costruire qualcosa che vada oltre le europee allora si può fare».
L'ipotesi dell'unità dei comunisti, va da sé, non piace agli ex «vendoliani» rimasti nel Prc. Come spiega Salvatore Bonadonna, «se entro i prossimi dieci giorni non si costruisce l'intesa con tutti allora Rifondazione deve impegnarsi a preparare le sue liste». Cioè presentarsi in proprio.
Sull'altro versante, però, le cose sono ancora più confuse. L'embrione del nuovo partito per la sinistra sono il movimento di Vendola, la Sinistra democratica di Fava più qualche scheggia del Pdci come Guidoni e Bellillo.
Più di un'incognita invece arriva da Verdi e Socialisti. Il Sole che ride sabato e domenica deciderà il da farsi nel suo consiglio federale. L'ala «sinistra» spinge per il «triciclo» con Sd ed ex Rifondaroli proponendoli come il nucleo di una futura aggregazione di sinistra. Mentre Angelo Bonelli e altri non intendono rinunciare all'originalità ecologista e premono per un cartello: «Costruire un partito in quattro mesi è impossibile - spiega Bonelli - ma di fronte allo strappo bipartitista non vedrei male una sorta di unione per la democrazia, un 'piccolo Ulivo' ambientalista, laico e progressista, dai radicali a Vendola, che offra una sponda ai tanti che hanno difficoltà a votare Pd e che credono in un centrosinistra inclusivo e non esclusivo come pensa Veltroni».
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