«E' più efficace tassare i capitali investiti»

17.02.2009 13:55

di Fabio Sebastiani

su Liberazione del 17/02/2009

Intervista ad Alessandro Santoro, Ricercatore Bicocca di Milano

Cosa ne pensi della proposta della Cgil di aumentare l'aliquota fiscale per i redditi superiori ai 150mila euro?

Dico sinceramente che ne capisco e ne condivido il senso. Però mi sembra un po' datata come proposta perché parte da un presupposto che non è più così vero come lo era in passato, ed è che la ricchezza si possa valutare e intercettare andando a guardare i flussi dei redditi. Non credo che ciò oggi rappresenti una certezza matematica, anzi. Probabilmente quello di cui abbiamo bisogno è rovesciare un po questo paradigma. E' una visione semplicistica quella che individua le fasce di ricchezza sopra i 150mila-200mila euro. Non perché non siano ricchi, sia chiaro, ma bisogna considerare che ormai sono una parte minimale dei ricchi.

Cioè?

Cioè vuol dire che una parte minimale della loro ricchezza transita nella dichiarazione dei redditi. Pur condividendone lo spirito bisognerebbe pensare a qualcosa di più strutturale, da un lato, e più radicale dall'altro. Bisognerebbe pensare a una tassazione dei capitali, degli stock e non dei flussi di reddito. Occorre reintrodurre forme di tassazione dei capitali, dei patrimoni, degli asset, delle ricchezze investite anche al di là della capacità di produrre reddito. Bisogna tornare in quella direzione anche perché nel frattempo lo scenario è cambiato.

Unas sorta di Tobin tax?

La Tobin tax è una tassa sui cambi di valuta, che è ancora un'altra tipologia di intervento.

Quale è la tua proposta?

Proviamo a ripensare a forme di tassazione dei capitali, per esempio. Anziché discettare continuamente di questa questione anche un po' speciosa delle rendite finanziare, perché non proviamo a pensare a una tassazione sul capitale investito e non sul reddito prodotto? Questo darebbe un grossso vantaggio allo Stato, quello di avere un gettito garantito che prescinde dal mercato borsistico. Per tornare alla proposta della Cgil, anche considerato il rapporto tra costo politico e rendimento effettivo si può pensare a qualcosa di un po' più adatto al mutato panorama nel quale molti redditi non sono intercettabili, non passano tra le dichiarazioni.

C'è qualche calcolo che ci faccia capire che tipo di gettito può dare una tassazione organizzata in questo modo?

Il gettito dipende dall'aliquota. Lo stock di ricchezza complessiva mobiliare e immobiliare in Italia è circa sei volte il Pil. Questo vuol dire che con un'aliquota dell'1 per mille potrebbe derivare un reddito di nove-dieci miliardi di euro. E' chiaro che con questa impostazione poi vanno tolte le tasse sul reddito. L'ipotesi Cgil non è fortissima nei risultati, al massimo poterà un miliardo di euro.

E' dagli anni ottanta che è stata introdotta una disciplina fiscale fatta sostanzialmente di tagli alle aliquote più alte. Che tipo di bilancio se ne può trarre?

Il trend negli ultimi quindici anni è stato il taglio delle aliquote fiscali. Escluso un caso in Gran Bretagna, che poi ha ispirato la proposta della Cgil. In realtà gli esperimenti tentati di riduzione delle imposte hanno dato esiti incerti. Ancora oggi è difficile capire quale impatto abbiano avuto. La vera scoperta di questi ultimi anni è che i presupposti su cui si basava quel tipo di ragionamento, ovvero che bisognasse tagliare la tassazione dei redditi alti, in realtà si è scoperto che sono falsi. Sono i contribuenti più poveri che reagiscono di più alla tassazione. Quindi in un certo senso il ragionamento va rovesciato. Se vogliamo un sistema impositivo più efficiente dobbiamo tagliare i redditi medio-bassi. Poi, in realtà bisogna dire che nei redditi medio-bassi troviamo i redditi dichiarati tali.

A livello di lotta all'evasione ci sono dei segnali di controtendenza?

A livello internazionale mi sembra che qulcosa si stia muovendo soprattuto sul fronte della lotta ai paradisi fiscali. In Gran Bretagna, e forse di più in Francia, c'è un movimento di opinione pubblica che, sulla base del coinvolgimento delle banche nella crisi finanziaria legata ai mutui subprime e tutto quel che ne è derivato, è riuscito a premere sui governi. Ci sono novità sul superamento del segreto bancario, per esempio, a livello comunitario. A livello domestico invece non mi aspetto niente di nuovo. In Italia l'evasione è una sorta di ammortizzatore sociale e non credo che il governo vorrà metterci mano. Stiamo parlando di una evasione che tende a fornire livelli di sussistenze alle piccolissime aziende a conduzione famigliare.

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